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Elezioni Europee 2019, affluenza boom in Ue

L’affluenza a questa tornata elettorale è stata alta in tutta Europa (50,5%), con Francia, Spagna e Germania che hanno fatto registrare aumenti record.

Alle elezioni Europee trionfano Marine Le Pen e Viktor Orban. l. “E’ la vittoria del popolo” che oggi ha “ripreso il potere”, ha detto Marine Le Pen commentando la vittoria del Rassemblement National. La Le Pen ha chiesto “lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale” dopo il voto di questa sera in Francia e la modifica del sistema elettorale in senso proporzionale. Al Parlamento si costituirà un “super gruppo” di sovranisti in grado di “pesare” sull’organizzazione dell’Unione europea, ha detto la Le Pen.

Il nuovo Brexit Party di Nigel Farage trionfa con il 33% alle Europee in Gran Bretagna.  Tonfo dei conservatori. “I risultati delle Europee sono un pugno nello stomaco, ma bisogna mettere agli atti che la responsabilità è di Westminster”. Lo scrive su Twitter il ministro degli Esteri britannico Jeremy Hunt, candidato alla successione di Theresa May alla guida del partito conservatore, commentando il disastroso risultato dei Tory.

In Germania Merkel prima ma in calo, volano i Verdi.  I populisti di destra dell’Afd crescono ma non sfondano come i sondaggi lasciavano temere.

Alle europee in Ungheria il partito di Viktor Orban, Fidesz, stravince le elezioni. Il voto “mostra come gli ungheresi credano alla necessità di un cambiamento a Bruxelles”, afferma il premier.

In Austria vincono popolari di Kurz, Fpoe terzo. I socialdemocratici secondi davanti all’ultradestra.

In Grecia Nuova Democrazia in testa a 34%, Syriza a 27%, Alba Dorata arretra, al 6%. E il premier greco Tsipras chiede al presidente della Repubblica elezioni anticipate dopo essere stato battuto dal conservatore Nea Dimokatia (ND) di Kyriakos Mitsotakis.

In Spagna successo netto dei socialisti del premier Pedro Sanchez. Arretra l’ultradestra Vox.

In Olanda scivolone per il Partito per la Libertà (Pvv) di Geert Wilders, alleato della Lega di Matteo Salvini, alle Europee in Olanda. Secondo Europe Elects, con l’85% dei voti contati, la formazione registra il suo record più basso e non raggiunge la soglia del 3,85% restando senza seggio all’Eurocamera.

A Malta si conferma la netta vittoria del partito laburista del premier Joseph Muscat, al 55%. I centristi del partito nazionalista seguono al 37%.

In Irlanda, il Fine Gael (Ppe, europeista) del premier Leo Varadkar si conferma primo partito nella piccola Irlanda. Mentre restano al palo gli storici rivali del Fianna Fail (Alde) che nelle parallele elezioni locali sono testa a testa col partito di governo, ma alle Europee rischiano di cedere persino il secondo posto ai Verdi, che volano dall’1,6 al 15%.

In Polonia, il partito ultraconservatore Diritto e Giustizia (PiS/Ecr) di Jaroslaw Kaczynski è in testa col 42,40%. Lo segue a ruota la Coalizione europea, la lista unica formata dai principali partiti di opposizione, tra cui la Piattaforma civica di Donald Tusk. Emerge dalle stime sulla base degli exit poll, pubblicate dal Parlamento europeo. Kukiz’15, gli alleati del M5S, col 4,10% non riescono invece a superare la soglia di sbarramento, fissata al 5% in Polonia.

In Romania i primi exit poll danno testa a testa il partito socialdemocratico al governo (Psd) e il principale partito di opposizione, il Pnl (Partito nazionale liberale): entrambi si attestano, secondo i primi dati, al 25,8%.

In Finlandia, secondo gli exit poll, i conservatori del National Coalition Party sono in testa con il 20,9%, seguiti dai socialdemocratici al 16,7 (che perdono così il primato ad appena un mese dalle elezioni politiche), dai Verdi al 14,4 e dal Partito di Centro. Indietro i Veri Finlandesi alleati della Lega di Matteo Salvini, che sono al 13,1%: in calo di 4 punti rispetto alle elezioni politiche di aprile che li avevano consacrati come secondo partito.

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