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Il Governo della “dignità”: approvata la legge definitiva

C’era una volta un’opposizione che criticava i voucher e che, dopo essere stata eletta come maggioranza, li ha reintrodotti. Il Decreto Dignità è questo, e molto altro ancora.

Per carità, a tutti capita di sbagliare. Dire cose di cui magari dopo ci si pente, anche 24 ore dopo, arrivando anche a far passare il messaggio contrario. Eppure il Decreto Dignità, approvato al Senato e quindi ora atto avente forza di legge, sembra un concentrato di contraddizioni.

I nuovi diritti dei lavoratori: la dignità al centro

E’ davvero così, perché il decreto spinge realmente nella direzione dei contratti a tempo indeterminato. Adesso i contratti a tempo determinato non potranno più essere prolungati oltre i 24 mesi (mentre prima il limite era di 36 mesi).

Una sorta di costrizione, ma in tutto questo ci sono anche i voucher ed incentivi per l’assunzione degli under 35 (legge di Bilancio permettendo).

Il seguito del Decreto Dignità

Che sia un Governo targato “dignità” per adesso lo ha evidenziato solo la parte grillina. La parte leghista si sbilancia in peggio, dando davvero il peggio dell’essere umano.

Tra uno sbarco evitato ed uno dirottato, soltanto il Movimento 5 Stelle sembra riuscire ad attuare quella rivoluzione culturale che davvero aveva promesso.

Che sia un bene o un male dipenderà dal seguito: quello che il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, deve inventarsi. Aumentare i diritti era pure necessario, ma ora bisogna far guadagnare le imprese. Finché, infatti, ci si muove in questo sistema privatizzato è ovvio gli imprenditori vadano accontentati.

Confindustria è detrattrice principale di questo decreto dignità. Ci sarà una ragione in quel fiume di dati che ha analizzato. Ora il Governo ha davvero una responsabilità importante.

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Daniele Naddei

Giornalista iscritto all'ordine dei Giornalisti Pubblicisti della Campania da maggio 2014. Caporedattore.

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