HOMETEATRO

Il teatro Instabile di Napoli tra Orgoglio ’43 e tanti progetti in un crescendo di creatività

In occasione dell’ottantesimo anniversario delle Quattro giornate di Napoli in cui il popolo napoletano si sollevò e si liberò da solo dall’oppressore nazista – tutto è partito dal coraggio di un bambino – sono previste varie celebrazioni in città, promosse dal Comune di Napoli in collaborazione con varie associazioni di categoria.

Tra i vari appuntamenti a ingresso gratuito c’è uno spettacolo teatrale davvero particolare: si tratta di Orgoglio ’43, tratto da un’idea e da un saggio dello storico Guido D’Agostino.


A breve, alle 18:30, andrà in scena in un posto davvero suggestivo e mistico: il Teatro Instabile di Napoli, a Vico Purgatorio ad Arco 38.

Il Teatro Tin – racconta il direttore artistico Gianni Sallustro che sarà tra gli interpreti dello spettacolo assieme a Roberta D’Agostino –  è una fucina di idee, di talenti. Luogo di formazione, innovazione e sperimentazione. Ho grande stima del professor D’Agostino e quando mi ha proposto questo spettacolo ho risposto con entusiasmo. Lo spettacolo chiude In-stabilestate, mentre  già è alle porte la rassegna autunnale. Il bando si chiuderà proprio oggi e le proposte sono davvero tante. La programmazione del Tin è un crescendo e non si ferma mai. Vogliamo essere luogo di accoglienza di una serie di stili trasversali: dal teatro antico al teatro greco, fino al burlesque, passando per il teatro contemporaneo e i concerti“.


Sallustro evidenzia come, secondo lui, non sia utile attualmente rimanere legati a una concezione elitaria del teatro, di stampo tradizionalista.

Chi vuole bene al teatro, e ne vuole il bene – continua –  deve aprirsi al territorio e alle sue istanze. Oggi il pubblico vuole assistere a rappresentazioni di un’ora e mezza e poi andare per esempio a gustare un aperitivo o una pizza. Non predilige più gli spettacoli in tre atti. Nel favorire un gemellaggio con le realtà di ristoro, abbiamo proposto delle riduzioni per gustare un aperitivo al Tapaspritz. Intendiamo estendere questa formula anche alle pizzerie. In questo modo è il teatro che crea i presupposti per andare a prendere un aperitivo e circolarmente il bar può suggerire altre forme di intrattenimento culturale“.

Un’altra scommessa vinta da Sallustro è stata quella di proporre una versione a puntate del Berretto a sonagli di Pirandello, sullo stile delle serie di Netflix tanto amate.


Il nodo narrativo – spiega il direttore artistico – rimane quello pirandelliano, ma trovano posto temi attuali e delicati come la violenza di genere e il cyberbullismo”. Era un tentativo consapevolmente rischioso, ma che alla fine ha riscosso il favore sia del pubblico sia della critica”.

L’EXCURSUS STORICO

Nel 1967 Michele Del Grosso fonda il Teatro Instabile a via Martucci. È  il primo teatro instabile e nasce in terra partenopea. Del Grosso è un rappresentante del cosiddetto teatro ruvido. Un teatro senza filtri, che vuole utilizzare tutti gli elementi espressivi che questo linguaggio possiede, in una maniera non convenzionale.

Nel suo teatro porta in tournee il Living Theater, ma tra la fine degli anni ’90 e il 2001 lo rifonda nel cuore del centro storico.
Quello di Michele è un teatro povero, senza scenografia, politico, un momento di rottura culturale. Non a caso mette in scena Brecht. Vengono rappresentati una serie di generi e di lavori, tra cui i capolavori di Brecht come La  moglie ebrea e Madre courage.

Quando Michele incontra Gianni Sallustro si crea una fusione artistica tra i due: tra i loro caratteri, i loro stili artistici e le loro competenze. Gianni ha una formazione accademica. E’ un maestro internazionale di mimo corporeo e un vocalist coach: artisticamente si completano. Gianni, inoltre, con Nicla Tirozzi ha riscritto tutto Brecht con un linguaggio che sia più vicino al pubblico, in una sapiente operazione di divulgazione.


Nel 2018 dopo la scomparsa di Michele Del Grosso Gianni Sallustro, definito un attore modernamente arcaico, prosegue in solitaria.

Fonda anche l’Accademia Vesuviana del Teatro e del Cinema: il suo scopo è quello di coltivare talenti e di dare un’opportunità reale a chi si forma.


La formazione, richiamando le parole di Sallustro, deve lavorare sulle emozioni; essere un momento di ricerca sulla voce, sulle intenzioni, sulla prossemica – la gestione del corpo nello spazio;  permettere di interagire con il gruppo. Un momento molto fisico basato sulla commedia dell’arte.
Per lui i giovani talenti –  giovani anche per l’entusiasmo mostrato nel momento in cui hanno incontrato il teatro –  devono essere accompagnati anche nella fase successiva alla formazione teorico-pratica.


A gennaio – febbraio 2023, quindici allievi hanno collaborato con Servillo e altri ancora hanno lavorato con Sorrentino e Salvatores. Grazie a un protocollo d’intesa con il Dams, inoltre, alcuni di loro realizzeranno dei laboratori con gli studenti.

L’Accademia – racconta Sallustro – costituisce una palestra continua e a novembre se ne aprirà una succursale proprio al Teatro  Instabile di Napoli“.

Nell’ambito dell’operazione di riscrittura di Brecht è stata  portata in scena anche Mater Camorra, una versione ambientata a Napoli, nella città popolare e nella provincia. Le famiglie protagoniste sono affiliate alla camorra, un aspetto richiamato anche dal linguaggio. Nella loro caratterizzazione zoomorfa, emerge con forza una visione dell’essere umano inteso come un animale, cioè rappresentato nella sua cieca bestialità.


Il mio scopo – ribadisce Gianni Sallustro – è quello di rendere il Tin uno spazio che trasversalmente dia opportunità di espressione a tutti i generi: dalla tragedia greca all’avanspettacolo, passando per il burlesque e anche, prospetticamente, i concerti. Qui si assegna anche il premio Talentum“. Un premio che vuole sottolineare la bravura, a livello nazionale e internazionale, di chi è riuscito a creare qualcosa con tanti sacrifici. Vuole premiare il talento a 360 gradi.

UNA STRUTTURA DALL’ATMOSFERA ESOTERICA

È  un luogo esoterico per eccellenza dove confluiscono grandi energie che, in qualche modo, richiama i templi delle virtù massoniche, tanto è vero che qui si dice si incontrassero spesso Mozart e il principe di Sansevero.

Chi vi entra – raccontano gli addetti ai lavori – avverte solitamente delle energie positive, ma c’è anche chi se ne deve allontanare“.

Nel suo impianto  architettonico ricorda il teatro elisabettiano. Sulle sue destinazioni d’uso esistono numerose ipotesi, elaborate a partire dalle suggestioni suscitate dalla configurazione del pavimento e dai muri di opus reticolatum. Inizialmente venne adibito a cisterna per la raccolta delle acque del fiume Sebeto. Nel Medioevo divenne una chiesa bizantina dotata di una fonte battesimale . Poi, tra il 1400 e il 1600,  vi furono allocate le stalle e le segrete di Palazzo Spinelli.
Possiede una particolare forma ellittica e sulla destra è presente una abbeveratoio. Si dice che lì fosse stato realizzato lo scolatoio privato della famiglia Spinelli che non voleva confondere i propri morti con la plebe.

LO SPETTACOLO DI STASERA E LE ORIGINI

  Orgoglio ’43 rappresenta uno spettacolo didascalico, che vuole mantenere viva e divulgare la memoria di queste giornate alle giovani generazioni, ma anche trasmettere l’allegria tipica del Popolo napoletano. La rappresentazione si impreziosisce grazie a un significativo excursus dedicato alla shoa dei femminielli, opera di Antonio Masullo.

Qui sono state anche girate alcune scene della serie I Bastardi di Pizzofalcone e  del film dedicato a Caravaggio.


A introdurre il visitatore a quello che doveva essere il vicoletto dell’arte c’è la testa di Pulcinella, realizzata dall’artista Lello Esposito, la cui base è stata creata proprio con i basoli provenienti dal Teatro Instabile, perché l’idea iniziale di Michele Del Grosso e di Gianni Sallustro era quella di far emergere Pulcinella,  un personaggio tipico della cultura e del folklore partenopeo, dalle viscere della terra vesuviana.

Share This:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cultura a Colori