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Le Scuole Residenziali Indiane di Raffaella Milandri: la verità storica su un processo di assimilazione forzata

Le Scuole Residenziali Indiane. Le tombe senza nome e le scuse di Papa Francesco è l’ultimo libro di Raffaella Milandri, edito a cura della Mauna Kea Edizioni.

Raffaella, scrittrice , giornalista e attivista per i diritti dei popoli indigeni ha affrontato con coraggio un tema, taciuto e sottaciuto: quello relativo al genocidio dei Nativi americani.

Un’indagine coraggiosa che ha segnato la conclusione del suo percorso di studi in antropologia. Un gemellaggio virtuoso il suo, dato che i suoi libri nascono spesso da un’osservazione partecipante tipica degli studi antropologici. Con questo iter di studi, quindi, il percorso esistenziale e professionale della Milandri si è ulteriormente arricchito, incrociandosi con quello di grandi nomi e teorie fondanti, come quelli di Levi Strauss, Margaret Mead, Ernesto Di Martino e tanti altri, strutturandosi e sistematizzandosi.

Quella che era una tesi di laurea si è poi evoluta in un libro d’inchiesta. Un tassello esplicativo mancante, che fa luce su una pagine di storia oscura e contribuisce a sollevare il velo e a disvelare l’aletheia, la verità.

Non è  prima volta che Papa Francesco ammette pubblicamente – facendo ammenda – molti crimini di cui si è macchiata la chiesa nel corso dei millenni fino ad arrivare alla contemporaneità.

Dagli abusi sui minori a quelli sulle suore, solo per fare alcuni terribili esempi.

IL LIBRO

Un libro d’inchiesta che fa luce sugli eventi che hanno scosso il Canada e la Chiesa Cattolica tra il 2021 e il 2022. Qual è il significato e quali le conseguenze dei fatti avvenuti in Canada? Alla fine di maggio del 2021 una ondata mediatica, presto propagatasi a livello mondiale, annunciava i ritrovamenti di tombe senza nome di studenti nativi di scuole residenziali indiane in Canada.

Erano così messi sotto accusa il sistema dei collegi indiani del Nord America, le Chiese che hanno gestito tali scuole, in particolare quella cattolica, e il Governo canadese. L’opera, la prima ad affrontare in modo meticoloso e rigoroso la questione, analizza le origini del sistema educativo di assimilazione e cristianizzazione rivolto ai Nativi, i tragici report governativi e le testimonianze che ne hanno denunciato i metodi.

L’assimilazione non implica, infatti, alcun tentativo di inclusione, di dialogo e di  confronto, ma solo il cancellare coattivamente gli usi, i costumi e le tradizioni di un popolo, imponendogli quelli di un’etnia dominante e dominatrice. Uno dei più biechi processi su cui si fonda il fenomeno dell’etnocentrismo, in cui le caratteristiche di un gruppo di potere divengono l’unica misura del mondo, cancellandone la complessità.

La scrittrice  racconta le pressioni sul Papa perché si “scusasse” con i Nativi a nome della Chiesa cattolica per gli abusi e le violenze perpetrati in tali scuole.
Tra fine marzo e fine luglio 2022 Papa Francesco, prima ricevendo una delegazione indigena canadese in Vaticano, e poi recandosi di persona in viaggio penitenziale sul suolo canadese, ha incontrato le comunità delle First Nations, dei Métis e degli Inuit ed ha affrontato molte critiche, ma ha raccolto anche consensi. Alla fine del suo viaggio, ha affermato che il trattamento riservato ai Nativi è stato un “genocidio”. Le parole del Papa e le sue scuse, analizzate e soppesate dai media e dal mondo accademico, hanno sicuramente fatto puntare i riflettori sui gravosi problemi dei diritti
umani dei Popoli Indigeni e sulle responsabilità del colonialismo.

La ricostruzione storica degli antefatti è stata semplice – spiega l’autrice –  Ma come si siano mossi i media, i governi canadese e statunitense e la Chiesa cattolica,
invece, ha richiesto una verifica scrupolosa delle fonti mediatiche e accademiche. Verifica che ha portato a delle scoperte inaspettate, sia sulla situazione delle tombe senza nome in Canada sia sulle pressioni esercitate su Papa Francesco. Non ultima, la evidenza del ruolo avuto dai media”.

Poco prima di andare in stampa, a fine marzo 2023, l’annuncio del ripudio della “Dottrina della scoperta*” da parte della Chiesa cattolica, tema dibattuto sul testo, che vanta una ricchissima bibliografia.

* Da: https://greenreport.it/   “La Dottrina della Scoperta fornisce una base legale per privare unilateralmente i Popoli Indigeni dei loro diritti al titolo e alla proprietà delle loro terre e territori tradizionali da parte degli Stati che continuano a usare questa teoria legale come parte della loro legge nazionale, legislazione e giurisprudenza, in particolare in relazione alle controversie sulla terra”.

L’INTERVISTA

D. Come mai hai scelto come tema le scuole residenziali indiane?

R. Prima di tutto perché se ne è parlato tantissimo tra il 2021 e il 2022, ma non esistevano ancora libri e approfondimenti sull’argomento, prima di questo. Il pubblico, quello attento che vuole informarsi, aveva diritto di avere a disposizione un testo rigoroso e chiarificatore su un tema tanto dibattuto. Il secondo motivo, è che le comunità native (americana e canadese), con cui sono in contatto, soffrono tuttora per le conseguenze di questa “malagestione” delle scuole residenziali, istituite con l’obbligo di frequenza dai Governi nordamericani, ma poi amministrate dalle Chiese, in primis da quella cattolica, sia in Canada che negli Stati Uniti.

D. In particolare cosa ti è stato detto dalla Segreteria di papa Francesco?

R. In sostanza, si è trattato di una lettera di gratitudine e di benedizione per il mio lavoro.

D. Che cosa potrebbe significare questo gesto per un futuro che apprende finalmente la lezione del passato?

R. Il gesto delle scuse del Papa è sicuramente un passo avanti sul cammino di riconciliazione e guarigione invocato dai Nativi canadesi e americani. La visibilità data alla questione delle scuole residenziali e delle loro moltissime vittime è stata altissima, mentre in precedenza se ne era molto parlato ma soprattutto molto taciuto. La conoscenza del passato deve servire a costruire una convivenza più serena tra i Nativi e i non-nativi, un maggiore rispetto reciproco, e a dare finalmente la sensazione a quei milioni di nativi del Nord America che le loro sofferenze sono state divulgate e in qualche modo comprese, e che si cercherà di riparare agli errori fatti. Il Governo del Canada ha sicuramente fatto molto più degli Stati Uniti, in termini di supporto e compensazioni, certo non sufficienti, ma negli Stati Uniti è stato fatto molto di meno nel riconoscere tante ingiustizie. La Segretaria degli Interni statunitensi Deb Haaland, pur essendo una donna nativa, finora ha fatto (o potuto fare) ben poco per portare giustizia al suo popolo. Sicuramente, nonostante la sua posizione, deve combattere contro le barriere di una società che, tuttora, non è così aperta al multiculturalismo e che, soprattutto, non ha intenzione di giustificarsi di fronte a tante violenze. Ricordiamo che, in fin dei conti, gli Stati Uniti hanno prosperato sulla terra di un popolo che in precedenza ci viveva libero, e poi sul lavoro degli schiavi importati dall’Africa (in particolare il Sud degli Stati Uniti). Difficile riconoscere un “peccato originale” così grave.

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