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Renato Vallanzasca, boss milanese. Il pg chiede il divieto per la semilibertà

Renato Vallanzasca, boss milanese in carcere dal oltre 40 anni e con la semilibertà revocata nel 2014, viene ancora una volta messo all’angolo. Il sostituto pg Antonio Lamanna ha chiesto in udienza, dinnanzi i giudici della Sorveglianza, di vietare la possibilità di riottenere la semilibertà o la liberazione condizionale.

 Se la direzione del carcere di Bollate parla di un “adeguato livello di ravvedimento” il codice impone, invece, che il ravvedimento sia “sicuro” e, per il pg, nel suo caso non lo è.

C’è anche un “rapporto disciplinare” nei confronti della guardia penitenziaria che ebbe una discussione, lo scorso agosto, nel carcere di Bollate con Renato Vallanzasca, negli atti ora acquisiti dal Tribunale di Sorveglianza di Milano a cui il ‘Bel Renè’, protagonista della mala milanese tra gli anni ’70 e ’80 e condannato a 4 ergastoli e 296 anni di carcere, ha chiesto che gli vengano concesse la liberazione condizionale e la semilibertà che gli era stata revocata nel 2014, dopo che era stato arrestato in un supermercato per rapina impropria di oggetti di poco valore, tra cui un paio di mutande. Oggi Vallanzasca è tornato in aula davanti ai giudici della Sorveglianza (udienza a porte chiuse) che, dopo l’acquisizione di questo nuovo documento a lui favorevole, dovranno decidere nei prossimi giorni.

Vallanzasca ha avuto un “cambiamento profondo”, “intellettuale ed emotivo”, “non potrebbe progredire con altra detenzione” e dunque si ritiene che “possa essere ammesso alla liberazione condizionale”, ossia possa concludere la pena fuori dal carcere in regime di libertà vigilata. Lo scrive l’Equipe di osservazione e trattamento del carcere di Bollate.

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