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Sottomarino Titan, arriva la conferma: l’aria è finita!

L’aria respirabile a bordo del sommergibile Titan disperso nel Nord Atlantico potrebbe essersi esaurita oggi: lo ha reso noto la Guardia Costiera statunitense.

I FATTI

Le ricerche senza sosta del Titan non hanno dato esito positivo e l’ossigeno è finito. Secondo la stima della Guardia Costiera americana, dalle 13.18 di oggi, ora italiana, i cinque membri dell’equipaggio del sottomarino scomparso domenica scorsa dopo l’immersione verso il relitto del Titanic, non possono più respirare.

L’ammiraglio John Mauger ha detto: «Continuiamo ad avere nei nostri pensieri l’equipaggio e le loro famiglie mentre procediamo con le ricerche e il salvataggio, pur essendo consapevoli del tempo. A questo punto è ancora una missione attiva di ricerca e soccorso, usiamo tutto il nostro equipaggiamento, compresi i veicoli operati a distanza».

Intanto, su richiesta americana, il governo britannico ha inviato sul posto un sottomarino e un aereo da trasporto con materiale specifico.

I DETTAGLI

I cinque a bordo sono: l’esploratore britannico Hamish Harding, l’uomo d’affari pakistano Shahzada Dawood e il figlio Suleman, poi si ritiene che ci sia anche il ceo della società OceanGate che organizza la spedizione, Stockton Rush, nonché l’esploratore francese 73enne Paul-Henry Nargeolet.

Il Titan aveva una scorta di ossigeno di 96 ore, cioè quattro giorni, quando si è immerso intorno alle 6 locali di domenica mattina. Così ha riferito David Concannon, consulente della OceanGate Expeditions che ha supervisionato la missione. Ma Frank Owen, esperto di ricerca e salvataggio di sottomarini, precisa che la scorta di ossigeno stimata in 96 ore è un «obiettivo» utile per i ricercatori, ma si basa solo su una «quantità nominale di consumo che un uomo medio potrebbe consumare facendo determinate cose».

LE RICERCHE

Rumori sottomarini erano stati captati martedì ma anche ieri mattina da un aereo canadese Lockheed P-3 Orion con equipaggiamento per la sorveglianza subacquea. Ancora non si è certi delle cause e delle origini dei suoni – che potrebbero provenire dall’interno del sommergibile – ma intanto l’area della ricerca è stata ampliata ad una zona che equivale in superficie a circa 10 mila miglia quadrate – 26 mila km quadrati – e in profondità scende fino a 2,5 miglia, circa 4mila metri.

«A essere sinceri non sappiamo cosa siano i rumori», ha detto il capitano Jamie Frederick, coordinatore della risposta del primo distretto della Guardia Costiera Usa, che ha inviato altre navi e altre imbarcazioni per le ricerche; e la zona di ricerca è stata estesa e copre ora una superficie grande due volte il Connecticut.

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