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Zi Riccardo e Le Donne della Tammorra presenti al Bagnoli Jazz Festival

Questa settimana, dal 4 al 6 maggio, Bagnoli sarà teatro del Bagnoli Jazz Festival. Quest’anno, al festival, prenderà parte anche l’associazione Zi Riccardo, Le Donne della Tammorra che si esibirà il secondo giorno della manifestazione.

Cultura a Colori, che è il media partner dell’evento, ha intervistato in esclusiva Giacomo Esposito Abate, rappresentante dell’associazione.

Come e quando è nato il gruppo?

“La nascita del gruppo è strettamente legata alle tradizioni contadine dell’area di Somma Vesuviana e del alto e basso nolano e più fortemente sentita a Somma dove è legato, per esempio, alla tradizionale festa della Montagna, legata alla Madonna di Castello che è una festa che si apre dopo il lunedì  in Albis. Il gruppo è stato fondato negli anni 60’ e il fondatore è stato Zi Riccardo che un decennio dopo ha cambiato il nome del gruppo in “Le Donne della Tammorra”, e il nome non è un caso poiché nelle masserie il canto ed il ballo sul tamburo, appunto la Tammorra, erano strumenti di aggregazione, festa, corteggiamento. Feste e ricorrenze erano momenti per stare insieme, ritrovo dei giovani, ed erano proprio le donne ad organizzare le feste e suonare la tammorra. La nostra è un omaggio alla donna, all’importanza femminile che è ancora oggi rappresentata”.
Quali sono stati i momenti più emozionanti della sua carriera?
“Il gruppo, nel corso di tutti questi anni, ha inciso canzoni, abbiamo rappresentato con fierezza il folclore sommese, nel 1985 Zi Riccardo, dopo un periodo in cui il gruppo si stava sfaldando, ricreò armonia ed abbiamo ricominciato a suonare anche all’estero, per esempio nel 1986 abbiamo suonato a New York per il centenario della Statua della Libertà, o a Prato al Festival dell’Unità”.
Come è nata l’idea del festival di Bagnoli?
“Siamo stati contattati tramite una giornalista ed abbiamo proposto la partecipazione. Nella nostra associazione ci sono persone che frequentano e vengono da Bagnoli ed abbiamo deciso di esserci con piacere. E’ un festival per il sociale ed abbiamo accettato con entusiasmo nonostante la partecipazione è a titolo completamente gratuito”.
Il gruppo vanta partecipazioni ad altri festival?
“Ovviamente. Abbiamo partecipato ad un festival a Basilea, in Svizzera, con Eugenio Bennato nel 2008, ma quello che porto sempre con e che ricordo con maggior trasporto è quello a Pratola Serra, in provincia di Avellino, che si chiama “Puoz’ passa per Pratola”. E’ un festival che dura tre giorni, noi partecipiamo sempre insieme a gruppi popolari campani, ogni sera cantano cinque gruppi. Inoltre, con Carlo Faiello, abbiamo iniziato la “Notte della Tammorra” a Napoli, ora giunta alla 16esima edizione. Abbiamo partecipato a quattordici edizioni, ma alle ultime due siamo stati assenti per la morte di Zi Riccardo”.
Che consigli darebbe ai giovani interessati ad una vita simile?
“Io dico di mantenere sempre le tradizioni, anche col moderno. Non abbandonare mai le tradizioni non bisogna dimenticarsi da dove si viene”.
Progetti futuri?
“Stiamo facendo progetti nelle scuole. Con la nostra associazione, per esempio, insegniamo anche a costruire strumenti popolari come tamburi, cembali, triccheballacche. Li facciamo proprio noi nella nostra sede e la maggior parte dei nostri ragazzi li costruiscono da soli”.

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