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#Rip twitter: la corsa per la sopravvivenza dei social

La notizia, attesa da molti e temuta da tanti altri, è finalmente arrivata. Twitter rinuncia ai 140 caratteri per passare ai 280.

Vi diamo più caratteri per esprimere voi stessi”, questa la giustificazione dei  manager del social. Quest’esperimento sarà condotto, al momento, solo in alcune lingue. Twittare in giapponese, infatti, prevede un utilizzo di caratteri di gran lunga inferiore, rispetto ad un italiano che cerca di esprimere le sue emozioni (ammettiamolo non abbiamo potere di sintesi).

La domanda che ci poniamo è: Se in un mondo dove la libertà di esprimersi è alla base della nostra cultura e imbrigliare i pensieri in limiti precostituiti non è tenuto in considerazione dalla maggior parte delle persone, potranno bastare solo 280 caratteri? Se alla base di tale decisione c’è la possibilità di volerci dare più spazio per esprimere i nostri pensieri, perché darci un limite? La risposta potrebbe stare nel fatto che i “puristi” di twitter trovano che il cambiamento snaturi la sua vera essenza. Effettivamente è così. Twitter è sempre stato un’attrattiva per utenti poco prolissi a cui andava bene esprimersi in modo sintetico. Per non parlare del fatto che risulta molto utile per dare informazioni in caso di pubblica sicurezza, gli attentati di questi giorni ne sono una dimostrazioni. Fin dall’inizio molto utilizzato in politica, a tal proposito speriamo che l’aumento al doppio dei caratteri riesca ad evitare molti degli strafalcioni tipici del settore, magari Trump, sempre stato un accanito sostenitore dell’uccellino blu, riuscirà ad offendere meno etnie mettendo anche  qualche parola carina all’interno dei suoi tweet. Secondo noi la verità sta nel fatto che twitter si sta lentamente spegnendo. Basta guardare i numeri, circa  due miliardi di persone sono su Facebook e “solo” 328 milioni su Twitter, un rapporto di sei a uno. Dopo il boom iniziale, infatti, ha provato in tutti i modi a tenersi al passo con i tempi con la  possibilità di introdurre immagini, video, link che rimandano ad altri social sono stati in qualche modo un tentativo da parte dell’inventore dell’hastag di rimanere sulla cresta dell’onda. Quest’aggiornamento sembra essere un ultimo tentativo in tal senso. Noi pensiamo che twitter sia destinato a morire se si ostina a  non uscirà da quella gabbia. A tal proposito, durante l’evento condivide et impera abbiamo avuto la possibilità di  intervistare Rudy Bandiera, noto influencer, nonchè blogger, giornalista, docente di “teorie e tecniche di digital public relation” : “…twitter è uno dei pochissimi casi social che c’è da molto tempo e non è mai cambiato, non cambiare in questo mondo significa non evolversi, alcuni dicono se cambia si snatura… se non cambia muore…”. 

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