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Addio a Giuseppe Lippi, curatore di Urania e punto di riferimento per il fantasy italiano

Ci lascia a 65 anni il più grande curatore di Urania. Malato da tempo, si è spento stanotte all’ospedale di Pavia.  Curatore per vent’anni della nota rivista dandole prestigio ed importanza. Il funerale sarà lunedì a Pavia alle ore 15.

Partito da Stella Cilento, aveva vissuto fino alla maggiore età a Napoli per poi arrivare a Trieste e nel 1977  arriva a Milano dove comincia a lavorare con Vittorio Curtoni alla rivista Robot, di fu anche curatore fino alla sua chiusura ed oltre. Nel 1990 iniziò a collaborare con Mondadori. Dopo poco gli fu affidata la cura di Urania, dando prestigio e importanza al Premio Urania, lanciato un anno prima del suo arrivo. Tra le altre opere di cui andava orgoglioso la cura di Draghi Mondadori dedicati a Lovecraft e Clark Ashton Smith.

Vi lasciamo ad alcune delle dichiarazioni di stima di chi lo ha conosciuto.

Dario Tonani:

Giuseppe era più di un carissimo amico, era la persona che vorresti avere accanto per condividere gioie e dolori, la mano sulla spalla, la parola che ti infonde coraggio e tenacia. Una sensibilità così preziosa di questi tempi e che non era mai vulnerabilità, ma forza rara e inestimabile. Una generosità d’animo che lo faceva essere grande nelle sue passioni professionali come nel privato, tra le piccole confidenze di tutti i giorni…

Michele Tetro:

“Per te questo e altro”, e mi manda subito una prefazione al mio ultimo libro, quel libro che per un ritardo di spedizione purtroppo non ha potuto vedere, cosa che in questo momento mi pare un’ingiustizia cosmica. E tento di focalizzare i miei pensieri su questo fatto in sé forse banale ma emblematico della generosità di Giuseppe, perché altrimenti verrei completamente sopraffatto dalla dolorosa portata che costituisce la sua scomparsa. Lo ricordo come un nome sempre presente nella mia formazione, quando ancora non lo conoscevo di persona ma solo attraverso i suoi scritti, e poi con l’estrema soddisfazione di averlo incontrato che avevo 13 o 14 anni, sino a diventare suo amico nel tempo a venire, anche se nella sporadicità dei nostri incontri, vincolati da eventi incentrati sulle nostre passioni comuni. Non ci sono parole quando si perde un amico, solo pensieri e ricordi da conservare preziosamente, per tenerselo ancora vicino.

Silvio Sosio:

Avevo sentito Giuseppe solo pochi giorni fa, parlavamo del suo articolo che mi aveva preparato per Robot. Me ne aveva preparati due, in realtà: il primo che mi aveva mandato, un commovente “addio” alla rivista che aveva curato per tanti anni, Urania, aveva preferito poi ritirarlo, perché conteneva troppi dettagli sull’azienda Mondadori che sarebbe stato sconveniente pubblicare, e resterà un piccolo tesoro che conserverò per me soltanto. Ci teneva molto a collaborare con Robot, Lippi era malato di questa malattia incurabile chiamata amore per il fantastico; così lo aveva definito una volta, considerandolo una sorta di condanna a vita. Di lui conservo come ricordo una bella passeggiata sul lungomare di Trieste, parlando della storia della fantascienza italiana, in sintonia come possono essere due amici che condividono le stesse passioni.

 

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