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Torino: Paolo Giordana e “la multa all’amico”

Dimissioni doverose di Paolo Giordana, capo di gabinetto del sindaco Appendino. Già indagato per falso ideologico è stato intercettato mentre in una telefonata, chiede al Presidente del gruppo di trasporti torinesi di togliere una multa ad un amico.Paolo Giordana si è dimesso per interesse della città. Questa la sua giustificazione quando si è presentato davanti ai magistrati per l’interrogatorio nell’ambito dell’inchiesta Ream in cui è indagato per falso ideologico in atto pubblico. «Sono convinto della correttezza del mio operato e lo dimostrerò nelle sedi opportune. Mi preme, più che ogni altra cosa, tutelare la Città di Torino e l’Amministrazione. Per questa ragione ho prontamente rassegnato le dimissioni». A far finire Giordana nella bufera è stata, in realtà, , un’intercettazione telefonica agli atti dell’inchiesta sul falso in bilancio di Gtt, l’azienda di trasporti pubblici torinesi. Nella telefonata Giordana chiede al presidente del Gruppo trasporti torinesi, Walter Ceresa, che venga tolta a un suo amico una multa da 90 euro presa a bordo di un bus perché sorpreso senza biglietto. L’intercettazione risale al 25 luglio 2017. Dopo i primi convenevoli, e un breve passaggio sull’ approvazione di una delibera relativa al piano di rientro dei debiti del Comune verso Gtt, Giordana chiede il favore: «Senti, io ti chiamavo per una cosa molto più prosaica. C’è stato un increscioso, come dire, evento». A quel punto il capo di Gabinetto si sbilancia: «Un mio amico. Per carità, i controllori sono tanto bravi però un po’ troppo, come dire, quadrati. Praticamente un mio amico era sul pullman che stava per timbrare il biglietto e il controllore lo ha fermato dicendogli “lo deve timbrare cinque minuti fa, un minuto fa, 30 secondi fa. Adesso le devo fare la multa”. Non è tanto carina come cosa, cosa possiamo fare». I due, quindi, si mettono d’accordo su come procedere e alla fine Giordana dice che invierà la multa tramite WhatsApp. Infine si salutano e il capo di Gabinetto chiede un’ultima conferma: «Quindi gli dico di stare tranquillo». Il presidente risponde: «Sì, sì, non gli arriverà la multa».

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