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Breve storia della macchina da scrivere: cultura e fascino vintage

Nell’epoca del digitale e dell’egemonia dei computer e dei new media la scrittura si è evoluta e continua a evolversi per essere sempre più immediata e comprensibile a tutti. Ma molto prima della tastiera del pc furono le macchine da scrivere a rivoluzionare la trasmissione del testo, le modalità stesse della scrittura e i tempi di produzione del documento scrittoLa contesa è ancora aperta sulla sua paternità, attribuita talvolta a italiani talvolta a stranieri, ma sappiamo di certo di una primordiale macchina da scrivere funzionante nei primi anni del XIX secolo. Alcune testimonianze datano al 1802 l’invenzione di una “preziosa stamperia”, una macchina da scrivere realizzata dal Conte Agostino Fantoni per facilitare la sorella non vedente nella scrittura. Successivamente altri due italiani reclamarono l’invenzione, Piero Conti nel 1823 e Giuseppe Ravizza che nel 1846 brevettò la macchina come “cembalo scrivano”. Ma fu nel nuovo mondo che ebbe inizio la produzione industriale di macchine da scrivere a opera di Philo ed Eliphalet Remington, fondatori della società per azioni E. Remington and sons e, grazie all’aiuto del meccanico Carlos S. Glidden e dell’inventore Christopher Sholes fu prodotta la Remington no.1, la prima macchina da scrivere lanciata sul mercato. Da allora il percorso delle macchine da scrivere fu in ascesa e conobbe un apice negli anni ’50 grazie alla ditta italiana Olivetti.

E’ proprio grazie alla Olivetti, nata come fabrica di elettrodomestici dall’iniziativa di Camillo Olivetti, che saranno introdotte novità come la Lettera 22, la prima macchina da scrivere portatile. Fu uno dei prodotti di maggior successo della Olivetti negli anni cinquanta, e ricevette premi sia in Italia (Compasso d’Oro nel 1954) sia all’estero (miglior prodotto di design del secolo secondo l’Illinois Institute of Technology nel 1959).

Grazie alla macchina da scrivere nacque una nuova disciplina, la Dattilografia, rientrata poi in tutti i lavori di ufficio in ogni settore. Ma oltre ad essere una grande innovazione all’interno di grandi e piccole aziende la dattilografia fu uno strumento di emancipazine per le donne che sempre più frequentemente venivano scelte per lavori di battitura a macchina negli uffici. Così nacquero in America le prime scuole di dattilografia, disciplina che tra l’altro fu inserita anche come prova nell’esame di stato in Italia dalla riforma Gentile del 1931.

La storia della macchina da scrivere si arresta quando subentrano le prime tastiere moderne negli anni ’60, circa un decennio dopo l’invenzione dei grandi successi della Olivetti. Graualmente perciò comincio ad andare in disuso rimanendo, tuttavia un simbolo e un cimelio di moltissimi scrittori che continuano ad usarle e a battezzarle con nomignoli affettuosi. Oggi sono numerosi i musei dedicati a questi oggetti dal fascino Vintage. A Milano esiste un Museo della Macchina da Scrivere attivo dal 2006, un’altra esposizione si trova a Trani, all’interno del Polo Museale, un altro museo ancora, dedicato a Peter Mitterhofer, a Parcines, provincia di Bolzano.

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