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Uomini che odiano la vita autentica: ne parliamo con l’esperto

Domenica scorsa l’ennesimo caso di un uomo – un quarantaduenne questa volta – che ha accoltellato ripetutamente la compagna incinta al settimo mese.
Segno di come il recente passato non abbia saputo fornire un adeguato monito e farsi maestro attraverso la lezione di un dolore indicibile. E di come, forse, la cassa di risonanza e l’interpretazione fornita da alcuni media abbia rappresentato un esempio di quanto la televisione, parafrasando il titolo di un saggio del filosofo Karl Popper (Cattiva maestra televisione), possa essere una cattiva maestra.


Uomini giovani o, solo in apparenza, già adulti – come nel caso di Alessandro, il compagno di Giulia Tramontano – che con superficialità, mancanza di empatia e anaffettività, recidono una vita, anzi due, in senso fisico e psicologico, senza alcun autentico rimorso o ripensamento.
Facciamo un passo indietro – per delineare il filo rosso di superficialità emotiva e senso distorto di onnipotenza –  che lega questi accadimenti.

Infatti, le vicende degli youtuber che hanno girato un video per documentare una sfida estrema – ma anche e soprattutto per vendere a una platea potenzialmente adorante uno stile di vita ricco e inarrivabile, rappresentato da una Lamborghini – finendo per uccidere un bimbo di 5 anni, e quella della giovane Giulia Tramontano sono accomunati da un cultura distorta  della società dell’immagine, dove ciò che conta è apparire e avere un pubblico che, acriticamente,  osanni il gladiatore di turno, con una mania di protagonismo spinta fino alle estreme conseguenze. Non importa se, in realtà,  dentro quelò “gladiatore” non ci sia empatia, non si sia capaci di provare e di riconoscere emozioni e sentimenti profondi e ci sia un vuoto etico smisurato. Ciò  che conta è preservare la facciata e avere una serie di persone da cui attingere approvazione e ammirazione  – da depauperare in ogni senso, anche a livello economico – per avere il proprio nutrimento narcisistico. Queste persone, quindi, costituiscono a tutti gli effetti il bacino narcisistico di soggetti incapaci di amare e di mettersi nei panni dell’altro da sè. Attenzione, peró: il narcisismo, come tratto caratteriale, è presente in ogni essere umano e, quando si presenta in maniera  equilibrata, serve anche per affermare sè stessi in una società competitiva,  valorizzando le proprie potenzialità.
 Ma in questo caso, stiamo parlando di un tratto distorto di personalità, cioè del narcisismo patologico e maligno. Alessandro ha sottoposto Giulia a un processo di progressiva svalutazione e alla fine l’ha scartata, una fase tipica dell’escalation narcisistica, quando la persona apparentemente amata suo malgrado non è piú riuscita a soddisfare le aspettative egotiche del partner.
Lei era diventata un pericolo per l’integrità della sua facciata e rischiava, quindi, di minare  il clima di adorazione che lui percepiva all’esterno. Inoltre, era diventata un ostacolo a vivere una nuova storia d’amore – percepita come uno status di vita ideale – con la cosiddetta nuova prescelta, sua complementare.
Alcuni pensano che questa storia abbia dell’incredibile, perché non si tratta del solito caso di violenza e abuso, frutto di degrado, isolamento e marginalità, dato che Giulia era una ragazza sostenuta e amata dalla sua famiglia, e Alessandro non era un ragazzo disagiato, il tipico mostro figlio della devianza. Ma in fondo non è altro che la conferma di quello che Hannah Arendt definiva e descriveva come La banalità del male. Infatti, Alessandro era perfettamente incasellato in una società dove viene nutrito – spesso in maniera distorta – l’ego e in cui l’apparenza conta più della sostanza, cioè della realtà che si cela tra le quattro mura domestiche.  Dove manca sempre più spesso una reale e autentica educazione ai sentimenti e all’affettività.
Ora lasciamo la parola ora lasciamo allo psicologo e sessuologo Emanuele Giuseppe Adiletta.

L’INTERVISTA: LA SABBIA DELLO PSICOTICO – QUANDO IL COMPAGNO UCCIDE

D. E’ frequente parlare di uomini che uccidono la propria moglie o compagna in gravidanza?

R. Questi casi sembrano corroborare alcuni studi degli ultimi anni che hanno scoperto che l’omicidio è la principale causa di morte tra le donne incinte, al di fuori delle complicazioni mediche. Quando avviene un tragico evento, che vede come omicidi mariti o fidanzati, è frequente che le donne coinvolte siano all’ottavo mese di gravidanza. In altre parole, le compagne di vita sono lì e il bambino sta arrivando. L’esistenza dei potenziali omicidi sta realmente e bruscamente cambiando. L’idea di un figlio, di una famiglia, non è solo un’ipotesi onirica. E’ proprio in questo frangente, che possono vedere la donna e il nascituro come qualcosa che è di ostacolo, che impedisce loro di vivere lo stile di vita che desiderano. Diviene quindi chiaro che l’innesco di tutti questi omicidi ha un denominatore comune: la necessità di controllo. La gravidanza può far sentire i mariti e i fidanzati prepotenti come se non fossero più potenti e capaci di controllo, specialmente nelle relazioni violente. L’omicidio è l’ultima dimostrazione di controllo.


D
. Nello specifico c’è qualcosa che sta accadendo e che porterà poi ad uccidere la compagna pre-termine ?


R. Quello che di solito vediamo è l’atto di uccidere il proprio figlio o figli, uccidere la moglie, uccidere la famiglia. Questi sono individui che sentono che questo è un atto di disperazione – è qualcosa che devono fare per andare avanti con le loro vite. In ogni caso che ho dissezionato per comprenderne il processo, a ben vedere, questi atti hanno tutti un senso – può essere un senso terribile, ma la narrazione ha sempre senso per l’omicida. Sintetizzando, la nascita di quel bambino rappresenta una specie di morte, peggio ancora: una morte imminente per l’uomo. Possiamo rintracciare nello status mentale di questo tipo di omicida una parossistica ricerca di coerenza. E’ questo disperato bisogno di coerenza che organizza l’immaginario discorso della psicosi – che si aggroviglia nella testa dell’abusante – ed è dovuto a quell’incessante lavorio con il quale il paranoico tenta spasmodicamente di ricostruire un mondo per lui abitabile. A volte la gravidanza può far sentire ignorati mariti o fidanzati, spingendoli a cercare gratificazioni altrove. Ben presto, la moglie incinta e il nascituro diventano ostacoli, non fonti di felicità, e questo può portare a un omicidio premeditato. Comunque si deve precisare, onde evitare di cadere in qualche bias di attribuzione – cioè un distorcimento del senso autentico del fenomeno – che non c’è davvero un motivo tipico in casi come questi. È davvero situazionale. Potrebbe anche solo essere , in alcuni casi , il desiderio di continuare una relazione extraconiugale, nasconderla o farla sparire, che può mettere in pericolo una donna incinta,

Inoltre, gli uomini di qualsiasi razza che sono passati ad altri partner possono vedere la gravidanza di una partner precedente come un ostacolo alla loro nuova relazione. Come nel caso del dottor Maynard Muntzing, condannato per contaminazione attraverso l’utilizzo di una sostanza non destinata al consumo umano e per tentata aggressione criminale, dopo aver versato farmaci anti-ulcera nel drink della sua ragazza incinta per indurla all’aborto. O come nel caso dell’ex stella nascente della NFL Rae Carruth, condannata per cospirazione nel 2000, per aver assunto un uomo per sparare e uccidere la sua fidanzata incinta, Cherica Adams, perché – come hanno riferito i pubblici ministeri – non voleva pagare il mantenimento dei figli.
“‘Lei è d’intralcio. Ho commesso un errore e penso che cancellerò il mio errore”. Quindi la uccide e pensa che questo risolverà il problema. E’ questa la frase che si sente più spesso sui banchi dei tribunali, a riprova del crollo dell’universo ideale e della ricostruzione del mondo mentale psicotico di cui parlavo prima .
In ogni caso l’elemento chiave in una situazione di violenza è la volontà di voler esercitare un potere estremo e un controllo sull’altra persona da parte del partner
.

D. Si può parlare di annientatori di famiglia quando si uccide la compagna in gravidanza ?

R. Il confine qui è labile perché dovremmo prima interrogarci su cos’è oggi una famiglia e se la sola coppia può essere intesa come una famiglia . Sicuramente nei casi di uomini che uccidono la propria compagna in gravidanza reputo riduttivo parlare di coppia, solo perché si potrebbe pensare che il terzo componente, generato dalla coppia, sia ancora “in arrivo“. No è già lì. Quindi direi di sì: possiamo parlare di annientatori di una neo-famiglia.
Gli annichilitori familiari sono caratterizzati da un travolgente senso di rabbia, repressa o meno. Tendenzialmente sembrerebbe emergere un ultimo fattore di stress in quel tipo di scenari, in cui qualcuno determina semplicemente che erano così arrabbiati o infuriati che avrebbero semplicemente ucciso la loro famiglia,
In generale, i casi di annientamento familiare tendono a posizionarsi su una sorta di continuum. Alcuni casi coinvolgono aggressori molto violenti e controllanti che sono misogini e che
sono autori di molti atti di violenza domestica fino al momento dell’omicidio. Poi c’è l’altra estremità del continuum – dove viene messa alla prova, al di là dell’apparenza, la reale capacità di regolare o reprimere la rabbia. Mi riferisco, in questo caso, a individui più controllati, repressi e depressi, che potrebbero essere sull’orlo di una crisi psicotica. Circa un terzo dei casi di uomini che uccidono le loro famiglie riguarda proprio criminali repressi e depressi, dove non abbiamo alcuna storia nota di violenza domestica . E’ chiaro che il fenomeno non è limitato a uomini che corrispondono al classico profilo degli abusatori domestici.

D. Cosa possiamo fare per ridurre l’incidenza di episodi questi come questi ?

R. La ricerca parla chiaro: questi persone hanno vite segrete: fantasticano, pianificano, fanno strategie, a volte. Ma questo aspetto pianificatorio è latente. Lo tengono per sé. Tenerlo a mente è importante. C’è una lezione qui per molte persone: non puoi mai sapere completamente cosa c’è nel cuore e nell’anima di qualcuno, specialmente quando queste persone sono vulnerabili e psichicamente imperfette. Prima dobbiamo comprendere questo sul piano personale e di realtà concreta. Non si tratta di finzioni sullo stile delle serie Netflix . E’ vita reale. Poi è necessario agire, fornendo un’autentica strada di ascolto fin da ragazzi , perché avere la consapevolezza di essere ascoltati e guidati implica la possibilità di sviluppare la capacità di avere controllo su una specifica situazione.

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