HOMETEATRO

Al Sannazaro si rinnova la magia scintillante del Cafè Chantant

Caffè Chantant Rebelle di e con Lara Sansone concluderà oggi, domenica 7 aprile, alle 18:00, il suo primo fine settimana di messa in scena.

Tornerà poi in scena per i successivi due fine settimana lunghi fino al 21 aprile. Le quinte sono quelle del teatro Sannazaro, che vede in questo tipo di spettacolo il suo nucleo fondante.


Sul palco un gruppo trasversale e coeso di agili e leggiadri ballerini e ballerine del Cafè Chantant, che trasmettono una trascinante gioia di vivere. Cantanti stratosferici – Mario Aterrano, Tony Guido, Mario Andrisani, Antonio Marino – accompagnati dalla musica dal vivo, con l’orchestra diretta dal Maestro Ettore Gatta, che con le musiche originali sostiene tutto l’impianto dello spettacolo.


Un duo comico costituito da Lucio Pierri e Massimo Peluso si produce in sketch davvero azzeccati, capaci di parlare dei drammi quotidiani con calviniana leggerezza, “planando sulle cose dall’alto”.

Una macchina complessa, guidata dalla presenza carismatica di Lara Sansone che ne è la regina, tra piume e paillettes.


Lara gioca a essere regina di vanità in cerca di un buon partito, ma dimostra di essere sua maestà per meriti acquisiti sul campo e non per caratteristiche ascritte, indipendenti da volontà e competenza. Si muove con perizia tra i vari “quadri” e i molteplici momenti dello spettacolo, ma non ruba mai la scena agli altri, anzi costituisce una presenza indispensabile, che cuce tra loro le diverse scene.

Le apre e le chiude, ma poi lascia ampio spazio alle multiformi espressioni delle identità altrui. Uno spettacolo, come lei stessa lo ha definito, che rappresenta una potenza di fuoco dal ritmo veramente incalzante e serratissimo da reggere.
Il nucleo di ballerini, cantanti e attori lo sostiene con un sorriso, che non cede mai il passo alla stanchezza fisica, con una verve infaticabile e spumeggiante.


Elevata la capacità di coinvolgere il pubblico. Un’osmosi grazie alla quale la quarta parete crolla con naturalezza e il pubblico viene coinvolto in maniera interattiva, ognuno in base al suo carattere, alla sua voglia di essere protagonista e di lasciarsi trascinare nel flusso di divertimento.

È uno spettacolo che ha un respiro territoriale, attraverso canzoni e monologhi che sono fondanti per la cultura partenopea. Ma che sa assumere anche un respiro internazionale grazie a brani cult del patrimonio canoro e musicale anglosassone, proponendo, altresì, una mistione tra gli slang e le culture in una chiave molto contemporanea, che si proietta nel presente e nel futuro ma con un onorato debito di riconoscenza verso il passato e la tradizione. Bellissimi i costumi, opera di Romeo Gigli e Mariano Ranno, completati dagli accessori di Carmine Russo: uno scintillio cangiante di piume e di lustrini dai colori sgargianti che danno ulteriore pregio alle scenografie di Alessandro Di Napoli , valorizzati dal disegno luci a cura di Luigi della Monica.


Ci si rende conto di come la cultura americana, di cui troviamo riverberi in tanti film che sono ambientati in night club, ma anche in pellicole come Piume di struzzo o Dirty Dancing, sia stata profondamente influenzata e sia debitrice a quella partenopea, grazie al contatto con le varie anime dei flussi migratori.


Uno spettacolo veramente di impatto, che non necessita di tante parole ma che deve essere vissuto in maniera immersiva, perché non si fonda su una decodifica concettuale e su un’interpretazione soggettiva dei significati insiti, ma avvolge totalmente lo spettatore in una serie di emozioni e di sensazioni in un turbinio rutilante.

Lara Sansone incarna la figura della sciantosa, fingendosi una donna trofeo reificata, ma si dimostra una figura muliebre eclettica, profondamente consapevole delle proprie doti ed emancipata, che estrinseca fattualmente, sul campo, le proprie competenze, le conoscenze e i propri talenti.

La bellezza di ognuno è resa ancora più luminosa dalle sapienti acconciature e dal trucco di Ciro Florio.


Lo spettacolo, in maniera non smaccata e didascalica, bensì con ironica eleganza e charme prende in giro e decostruisce molteplici stereotipi e pregiudizi, mostrando che esiste una sciantosità non solo femminile ma anche maschile, esperita con stile e delicatezza, che si trasforma in un coinvolgente, contagioso e ammiccante riso a cascata durante il can can.

Sussiste una doppia influenza circolare, perché nel secondo dopoguerra il sound americano arriva nei vicoli di Napoli e conquista gli scugnizzi partenopei, ma prima, durante e dopo si verifica una vera e propria migrazione artistica italiana e napoletana – come viene definita in alcuni libri specialistici – che dà un grosso impulso allo sviluppo della musica, ma anche del cinema e dei media americani.


Uno spettacolo ribelle, colorato, “pensante”, ironico, coinvolgente, che sa entusiasmare il pubblico di ogni età che si scatena tra i tavoli di questo giocoso cafè, al ritmo di brani senza tempo che rievocano ricordi e smuovono suggestioni, che strizzano l’occhio alle ambientazioni orientaleggianti con le scene di Francesca Mercurio e di Michele Gigi.

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