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Capitol Hill, colpo di Stato al cuore della democrazia

I fatti di Capitol Hill sono già nella storia. Una cosa del genere non ha precedenti, ma tutti sono d’accordo sull’attentato alla democrazia. La domanda è: i voti posso giustificare e legittimare il potere di Trump?

Capitol Hill, l’assalto alla democrazia potrebbe costare l’Impeachment a Trump

Negli Stati Uniti risiede, lo si dice erroneamente, il cuore della più antica democrazia del mondo. Sebbene con le dovute differenza, in realtà, le prime forme di democrazia si ebbero nella Grecia classica, eppure in epoca contemporanea una cosa è fuor di dubbio: la democrazia negli Usa è sacra. Almeno è doveroso chiarire che: lo è stata in epoca contemporanea e che, nel corso della storia, non è mai stata messa a rischio. Nemmeno l’omicidio di un Presidente ha mai potuto sovvertire tale ordine.

Ebbene l’attacco a Capitol Hill, la protesta che diventa rivolta, non ha precedenti. Il tutto viene compiuto non nel nome di un’idea ma su ordine di un uomo: Donald Trump, che nel comizio di pochi minuti prima “ordina” ai suoi di marciare su Capitol Hill. Non una semplice protesta, ma un vero e proprio attacco che lascia sul campo 5 morti: 4 assalitori ed 1 poliziotto. Intanto si sta procedendo per indagini, sul ritardo nel chiamare la guardia nazionale (pezza che ha poi dovuto mettere il vicepresidente uscente Pence) e la complicità di alcuni poliziotti (due dei quali sospesi).

Continua a farsi forza, Donald Trump, della cosiddetta vittoria rubata (che molto assomiglia alla vittoria mutilata che il fascismo cavalcò dopo la prima guerra mondiale). Resta quindi da capire come andrà avanti il processo a suo carico per Impeachment. Un nuovo record che Donald Trump raggiunge a mani basse: è il primo Presidente della storia ad essere accusato due volte. Con la differenza, stavolta, che in Parlamento gli siano rimasti davvero pochi amici.

Le scelte repubblicane: spianare la strada ad una condanna

Non sarebbe inverosimile, in questo scenario, che il partito Repubblicano possa abbandonare Trump. In Parlamento molti senatori eletti con lui si sono dimessi nelle ultime ore ed il Congresso adesso è a maggioranza Democratica. Cosa accadrà quando l’Impeachment arriverà in aula? Le scelte sono due: i repubblicani, con il vicepresidente in testa, potrebbero non opporsi alla condanna, astenendosi o addirittura votando favorevolmente. In questo primo caso il partito prenderebbe le distanze definitivamente da Trump.

Nell’altra ipotesi, invece, potrebbe perdere con onore appoggiando Trump e, facendo leva sul suo impedimento a ricandidarsi nel 2024, puntare al suo elettorato con un candidato differente. In questo secondo caso, in effetti, vincerebbero anche loro di conseguenza. La terza strada è tramontata già perché Mike Pence, in diritto di farlo, non si è appellato al 25esimo emendamento e quindi la questione Impeachment verrà parlamentarizzata. Un segnale, certo, ma non solo perché apre a dietrologie massicce e queste due ipotesi non sono certo da scartare.

Una cosa è certa: Trump deve pagare, perché un atto del genere rimasto impunito creerebbe un precedente troppo grave. Trump ha perso le elezioni nonostante i 74 milioni di voti, ma questi voti non autorizzano nessuno in democrazia ad agire in quella maniera. Forse, se fosse votato dopo Capitol Hill, quei 74 milioni di voti sarebbero molti di meno.

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Daniele Naddei

Giornalista iscritto all'Ordine dei Giornalisti della Campania da maggio 2014.

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