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De Giovanni e il suo amato Napoli, in un libro tutto da leggere!

di Francesco Manca

Sinceramente scrivere la recensione di questo libro per me risulta cosa difficile, non perché sia complesso, ma perché in queste pagine c’è una parte di me, la mia Malattia, la mia Passione e mantenere un’obbiettività è difficile.Tra le sue pagine c’è Napoli, quella squadra dalla maglia azzurra come il cielo, gioia e disperazione dei suoi sostenitori, i “Malati” come lo stesso autore li definisce. De Giovanni è uno di quelli e lo si capisce da ogni pagina, da ogni lettera di questo libro che trasuda di Napoletanità.

Maurizio De Giovanni, il padre del commissario Ricciardi, questa volta esce dalle tracce del giallista per le quali è tanto amato, per offrirci un romanzo in cui l’unica vera protagonista, è la Passione. Più che di un romanzo, però, si tratta di una serie di racconti; un album di ricordi personali che si intrecciano a dei momenti magici, grazie ad un mix di gioia esplosiva e nostalgia che ci permette di riscoprire tutte le emozioni di chi quel sogno, lo ha vissuto per davvero. Eccoci allora al bar di Peppe, un minuscolo porto di mare ubicato nel ventre di Napoli, un luogo accogliente e familiare, dove sfogliatelle e caffè sono la scusa per chiacchierare, sfogarsi, litigare per poi fare pace ma soprattutto è il luogo ideale per prepararsi all’Evento domenicale, quello che mette tutti d’accordo intorno a un’unica incontrollata passione. E’ il luogo di ritrovo degli appassionati di calcio, più precisamente di ha la passione per il Napoli. Oltre a Peppe il proprietario, alla cassa c’è Deborah, rigorosamente con l’acca, ostentata come un titolo nobiliare, che parla sempre al cellulare incastrato tra la spalla e la testa e Ciccillo, il tutto fare di origine asiatica che non si ferma mai.

A uno dei tavolini siede il Professore, attento osservatore dei sentimenti umani, che stanco della sua vita accademica e triste, come gli dice la moglie il giorno in cui lo lascia, decide di cambiare rotta, e a un passo dalla pensione decide di scrivere un libro facile facile, che sappia parlare a tutti.

Già, ma quale argomento può raggiungere il cuore e l’anima della gente? La risposta è sotto i suoi occhi, l’Evento appunto.

Per il professore però il pallone è solo la scusa per catturare la vera natura della gente.Lui sa che dietro quella forte passione c’è la vita di ognuno di loro, e la sua tecnica per farla venire alla luce, è il ricordo dell’Evento.Insieme al ricordo di una famosa partita di calcio, presente o passata, ci sono emozioni, sentimenti e sensazioni da raccontare.Un ricordo ne scatena altri mille, e così si creano storie, a volte anche commoventi, di amici, di padri e figli, di amori chiusi e sbocciati sullo sfondo di uno stadio.Ed è proprio attraverso l’intrecciarsi delle voci degli avventori, che De Giovanni racconta non solo il tifo nella sua città, vissuto tra ricordi gioiosi, scaramanzie uniche e schemi tattici, ma anche e soprattutto storie di passione, intesa come amore puro: per esempio quello per un figlio, al quale raccontare una grande gioia vissuta quando lui non era ancora nato o quello di un figlio che ritrova in extremis il rapporto col padre portandolo a vedere una partita.Se è difficile non commuoversi in certe pagine, di certo è impossibile non ridere in altre perché il libro è punteggiato anche da grande ironia: imperdibile per esempio la descrizione della varia umanità che affolla le curve, le tribune e i distinti dello stadio.

De Giovanni racconta storie, passioni, amori e lo fa parlando di calcio.In questo fantastico spaccato De Giovanni ci descrive minuziosamente cosa voglia dire l’amore viscerale, la passione smodata per i colori della propria maglia, per quelli della propria bandiera.Le gioie e le amarezze, le illusioni e le delusioni, le lunghe trasferte al seguito della compagine amata, le amicizie occasionali delle scalinate che poi si cementano nel tempo, le ansie che precedono l’inizio della gara, le radioline nelle orecchie che portano notizie fauste od infauste dagli altri campi. Ed anche il titolo di questo libro è particolarmente azzeccato perché cos’è in fondo il resto della settimana se non l’intervallo che trascorre fra la partita precedente e quella successiva. Nell’arco di una vita si può cambiare il coniuge, si possono modificare le proprie opinioni politiche, si può magari, abbracciare un’altra religione ma una cosa sola non è possibile cambiare: il tifo per la propria squadra.

La passione per il calcio è una malattia, se non lo fosse, non si chiamerebbe tifo. Lo dice spesso De Giovanni durante le sue presentazioni quando parla di calcio, perché il tifo per la stessa squadra può anche far nascere amicizie, rinsaldare rapporti e rendere certi momenti unici e indimenticabili. L’autore racconta il tifo come dovrebbe essere, non quello degli ultrà, restituisce romanticismo e passione al calcio e ai suoi sostenitori.

Ci fa pensare che sia ancora lo sport più bello del mondo.Il resto della settimana è un vero romanzo sudamericano: è gioia e nostalgia, è la poesia di un sogno, è la celebrazione di un gioco.È un diario dell’emozione che uomini e donne vivono giorno dopo giorno, e che calamita ricordi, ossessioni e amori. È come il caffè napoletano, una sintesi perfetta di gusto ed energia: ti colpisce forte e ti dà il coraggio per affrontare le avversità della vita, fuori dal bar. De Giovanni riesce a mettere il lettore in un contatto vivo con la cultura napoletana – alta e bassa non importa, la cultura è cultura – che si percepisce vicina, palpabile, come se l’avesse lustrata , ripulita di tutta la pesantezza retorica, disinformata e malpensante che su Napoli si è accumulata nei secoli.

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