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I dubbi del Referendum: votare sì o no, questo è il problema!

Il 2 maggio a Firenze ha preso ufficialmente il via la campagna di Renzi per il sì al referendum costituzionale.Quello di novembre 2016 (o dicembre, come sostengono alcuni), infatti, sarà il banco di prova per la politica del suo governo. “È un grandissimo bivio tra l’Italia che dice sì e quella che sa solo dire no”, ha detto il premier, che in prima battuta si è dichiarato anche pronto a dimettersi in caso della vittoria del No.

Ciò che viene criticato del testo della riforma non è solo il fatto che esso non sia il frutto di un consenso maturato fra le forze politiche, ma anche che l’approvazione referendaria sia presentata agli elettori come “decisione determinante ai fini della permanenza o meno in carica di un Governo”. Si esprimono inoltre, forti dubbi per quanto riguarda l’assetto regionale, così come viene proposto dalla riforma, che uscirebbe, secondo i costituzionalisti del No, fortemente indebolito e completamente diverso rispetto a quelli che erano gli obiettivi della riforma del 2001. Tra le altre cose è stata anche posta la questione del quesito unico: l’elettore viene costretto a un solo voto su un testo non omogeneo, facendo prevalere, in un senso o nell’altro, ragioni “politiche” estranee al merito della legge.

Il testo della riforma Boschi introduce diverse novità: la modifica ad alcuni articoli della Costituzione, tra cui l’abolizione del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, la modifica del quorum per l’elezione del presidente della Repubblica e l’aumento del numero delle firme necessarie per proporre un referendum.

Referendum costituzionale 2016: perché votare Sì

1.      addio bicameralismo: si supera il meccanismo con cui le leggi vengono passate da Senato a Camera e tutte le lentezze e i ritardi che ne derivano;

2.      il fatto che solo la Camera debba concedere la fiducia al governo implica l’instaurazione di un rapporto di fiducia esclusivo con quest’ala del parlamento;

3.      la diminuzione del numero dei parlamentari e l’abolizione del Cnel porterà notevoli risparmi;

4.      grazie all’introduzione del referendum propositivo e alle modifiche sul quorum referendario aumenterebbe la democrazia diretta;

5.      il Senato farà da “camera di compensazione” tra governo centrale e poteri locali, quindi diminuiranno i casi di contenzioso tra Stato e Regioni davanti la Corte costituzionale.

Referendum costituzionale 2016: perché votare NO

1)      si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un parlamento eletto non dal popolo, ma con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale. Inoltre, anche agli amministratori regionali e locali si va a garantire l’immunità parlamentare;

2)      non è una riforma scritta in modo chiaro e semplice e, soprattutto, non è stata prodotta per iniziativa libera del parlamento, ma sotto dettatura del governo;

3)      il bicameralismo non viene davvero superato, come dice il governo, bensì reso più confuso creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato;

4)      non crea semplificazioni per quanto riguarda il processo di produzione delle norme, anzi lo complica: dalle nuove norme su Senato e procedura legislativa deriverebbero almeno 7 procedimenti legislativi differenti;

5)      i costi della politica non vengono dimezzati: con la riforma si andrà a risparmiare circa il 20%, ma in realtà sono in arrivo nuove indennità al rialzo per i funzionamenti parlamentari

6)      l’ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l’obbligo di raggiungimento di 150mila firme (attualmente ne servono 50mila) per i disegni di legge di iniziativa popolare;

7)      non garantisce la sovranità popolare: insieme alla legge Italicum, che mira a trasformare una minoranza in maggioranza assoluta di governo, espropria il popolo dei suoi poteri e consegna la sovranità nelle mani di pochi.

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