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Il riscatto della laurea “light”, cambiano le regole

Dovrebbero cambiare di nuovo le regole per il cosiddetto riscatto low cost della laurea. 

Il riscatto low cost prevede la possibilità di pagare «solo»5.241 euro di contributi per ogni anno del corso di laurea, con il risultato di farli valere come anni lavorativi ai fini della pensione. Nella decreto approvato dal consiglio dei ministri e arrivato nei giorni scorsi al Senato per la conversione in legge, questa strada è percorribile solo da chi ha meno di 45 anni d’età. 

La prima risposta del governo era stata studiare un innalzamento dell’età massima: non più 45 ma 50 anni. Una specie di riduzione del danno. Sarebbe stato forse meno iniquo, senza dubbio più costoso per lo Stato. Ma non avrebbe risolto il problema alla radice. Di qui la nuova idea che dovrebbe prendere la forma di un emendamento da presentare in commissione o direttamente in Aula.

Il riscatto low cost sarebbe consentito a prescindere dall’età anagrafica. Ma solo a chi ha cominciato a lavorare e versare contributi dopo il 1996. Non si tratta di una data scelta a caso, naturalmente. In quell’anno è partita la riforma Dini delle pensioni. Chi ha cominciato a lavorare dopo di allora avrà un pensione interamente contributiva, cioè calcolata in base ai contributi versati nel corso della vita lavorativa e non anche in base agli ultimi stipendi. Anche in questo caso ci sarebbe un prima e un dopo. Ma il rischio incostituzionalità sarebbe aggirato perché la strada vantaggiosa del riscatto low cost sarebbe percorribile solo da chi deve, non per scelta ma per forza, imboccare anche la strada svantaggiosa della pensione contributiva.

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