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Mondo della moda in lutto. Addio a Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia.

Franca Sozzani aveva 66 anni e lottava da tempo contro la sua malattia. La sua ultima apparizione è stata a Londra, in occasione del British Fashion Council, dove ha ricevuto lo “Swarovski Awards for Positive Change”, un riconoscimento per il suo lavoro instancabile e il suo impegno nel promuovere la diversità anche nella moda, nonché per il suo coinvolgimento profondo e sentito in numerose cause benefiche.

Una malattia incurabile, una di quelle per cui si era impegnata a combattere a suon di charity e serate: dal 2013 era presidente della Fondazione Ieo, Istituto Europeo di Oncologia. Sino all’ultimo ha combattuto contro il suo male e quello di altri. Alle sfilate in autunno era arrivata. No, non era a tutte, come spesso faceva. Un po’ affaticata. I lunghi capelli biondi più corti. Null’altro. Sempre disponibile a fare quattro chiacchiere con chiunque. A rispondere alle domande. A dare il suo parere. E va detto perché non è così che si comportano tutte.

Lei è stata la moda in Italia, dal 1988, da quando è diventata direttore di Vogue Italia rivoluzionando, sovvertendo, sorprendendo, contestando un sistema intero.

Nata a Mantova, un destino borghese che sembrava già scritto: matrimonio, famiglia, vacanze, frivolezze. A 25 anni quella grande passione per la moda, quella curiosità di capire e quelle idee, tante, tantissime. «Sì che sono una vincente! Non perché sia presuntuosa, ma perché tutte le mie idee hanno avuto successo». Erano gli anni Settanta ed entra a Vogue Bambino: «Ho deciso che volevo lavorare e fare la stylist e ho preso subito tutto sul serio. Oliviero Toscani racconta sempre che ero “una deficiente puntaspilli vestita Saint Laurent”», ironizza. Nel 1980 è già a dirigere un femminile vero Lei e nel 1983 le affidano anche la versione maschile Per lui. Nell’88 arriva a Vogue Italia e per la sua audacia più di una volta il direttore di Condé Nast International Jonathan Newhouse minaccia di licenziarla perché le sue «impertinenze», cioè foto e messaggi, sono troppo forti agli occhi di troppi pubblicitari perbenisti.

Che dire del numero (luglio 2008) tutto con servizi con protagoniste solo modelle di colore e con articoli contro il razzismo? O quello contro la chirurgia estetica? O per le donne curvy? O contro le violenze domestiche? E tutto questo sul palcoscenico di un teatro di sete e lustrini. Da una parte le denunce sociali (nel 2014 è stata nominata anche ambasciatrice Onu per il programma alimentare). Dall’altra l’intuito per i talenti: da Gianni Versace a Giorgio Armani da Bruce Weber a Peter Lindbergh a Steven Meisel. E la consapevolezza che i giovani vanno aiutati, per esempio con i premi e i concorsi (Who’s Next). Dal 2006 è anche direttore di Vogue Uomo e dal 2015 è responsabile di tutti i periodici Vogue (Bambino e Sposa). In settembre a Venezia, durante la mostra del Cinema, è uscito il film documentario sulla vita di Franca Sozzani. La regia è del figlio, Francesco Carozzini, nato nel 1982, «Chaos and creation»: «La fama quella vera, deriva dalle capacità vere, dall’avere fatto cose vere. Questa è la vera fama».

 

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